Le prime esperienze musicali con il mandolino di nonno Alfredo.
Io purtroppo non conobbi mio nonno, che era conosciuto come buon musicista, suonava anche la chitarra e il violino.
Lo strumento, che ho in mano ha la forma portoghese (piatta) e risale agli inizi del 900.
Io iniziai suonando mazurche e tanghi insieme a mio fratello, che già aveva una chitarra acustica e andava a scuola di musica.
I primi events con gli amici della parrocchia di S. Salvatore.
Il complesso si chiamava “THE DIAMONDS”, con Alfredo, un compagno di scuola, alla batteria.
La scritta in rosso sulla cassa della batteria fu un’idea mia.
La chitarra che suonavo era di mio fratello. Insieme costruimmo il Pickup, avvolgendo il filo di rame, che allora si comprava a peso.
Il tutto depositato in una scatoletta di metallo per siringhe con un magnete al centro.
Ecco la mia prima chitarra elettrica.
I primi passi.
Le serate con il complesso “The Boys”
Prima Formazione:
In principio con “I Boys” si provava a casa del tastierista.
Tutti insieme comprammo un’amplificazione Davoli “Ecorec 2°” da 70 w. a valvole con eco, che per quell’epoca era il “non plus ultra”.
“The Boys” cambiano in “The Riders”.
Il gruppo naque nel 1964 a Foligno.
Una certa professionalità si raggiunse dopo un anno di prove e serate.
Si suonava quasi tutte le domeniche pomeriggio al Roof Garden dell’Hotel Umbria a Foligno, il sabato sera d’inverno al nuovo mondo di Montefalco, mentre d’estate alla Terrazza Oliva di Trevi.
Ma questo è per citare alcuni posti.
All’epoca non c’erano i “Floppy Disk”, non c’erano le basi pronte, non c’era, chi faceva finta di suonare o di cantare, come si fa oggi.
Le orchestre dovevano saper suonare veramente ed è per questo che suonavamo un po’ dappertutto.
Erano i proprietari delle sale da ballo, che ci venivano a cercare a casa. Per questo non avevamo tempi morti, tranne il mese di Novembre, che era ed è tuttora dedicato al ricordo dei defunti.
Generalmente ci si spostava con due/tre auto a seconda del tragitto e delle attrezzature portate, ma era sempre la vecchia Fiat 600 familiare bianca del padre del pianista, che faceva il carico maggiore e arrancava e sbuffava senza mai dire di no. Per come era carica, poteva essere paragonata alla 313 di Paperino quando andava al mare coi nipotini, è un ricordo bellissimo.
Nel 1965, l’altro chitarrista Gino De Dominicis bravissimo interprete degli Shadows, decise di comune accordo con tutti noi di lasciare il gruppo per impegni presi in altro ambito e questo ci fece gioco, perché potemmo mettere un vero basso di cui sentivamo la mancanza, nella persona di Piero Giuliani.
Lucio e anche Luciano volevano continuare ad un livello superiore, cosí di comune accordo decidemmo, che era finita li, anche perché il batterista (Sergio) era pasticciere e quando di notte finivamo di suonare, mentre noi andavamo a dormire, lui se ne andava in negozio a fare gli impasti per i cornetti del mattino successivo. Lavoro molto stancante.
…chi più ne ha, più ne metta…
Articolo di un giornale locale.
Servizio su Concorso “Italia Beat” a Foligno.
“The Riders” Formazione (in basso):
La Fender Stratocaster di Gino
il suo Binson Echorec 2…
(fac-simile)
…e il Binson 40W
(fac-simile)
La mia prima “Fender”. Una Jazzmaster del 1966 color Corallo.
Questa chitarra mi accompagnerà fino al 1977.
La vendetti a un famoso musicista di Colonia “Arno Steffen”, che non aveva solo una Band “LSE” ma era anche compositore di musica da Film per la “WDR”.
Un complesso di Bastia Umbra.
Serata Pazza a Torre Pedrera
In questo periodo suonai per divertimento con diversi complessi della zona: